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Cosplay: dalla creatività alla professione

La parola “ cosplay “ , deriva dai termini inglesi “ costume “ e “ play “. E’ quindi la pratica di travestirsi da personaggi fantastici provenienti soprattutto dai fumetti ( in particolar modo “manga“ ), videogiochi, cartoni animati, film e telefilm o ispirate a icone musicali, in particolare j-pop e j-rock ( esponenti della musica pop e rock nipponica,questi esistenti!)

Chi indossa un outfit cosplay è detto “ cosplayer “. Per travestimento si intende , quindi , immedesimarsi in maniera totale in un personaggio: maschera , vestito , armi , mosse , trucchi , espressioni facciali e posture , accessori ecc. I costumi non sono quasi mai acquistati già confezionati , ma sono “ creati “. Particolare cura è rivolta alla scelta della stoffa ( consistenza , qualità , lucentezza ecc. ) , e ai tagli da eseguire. E’ quindi un lavoro di “ bricolage “, di creatività-fai da te . I vestiti qualitativamente più importanti arrivano a costare oltre i mille euro.Sempre di  più quindi , parallelamente al fenomeno-cosplay ,  sta fiorendo una notevole quantità di attività ed esercizi commerciali che trattano materiali costumi ed accessori per cosplayers.

Sempre per quanto riguarda l’aspetto economico/culturale , c’è da dire che in Giappone , alcuni cosplayers sono delle vere star. Esiste cioè la “ figura professionale “ del cosplayer : è un lavoro. Realizzano buoni guadagni posando e partecipando a spot per il lancio di videogames , merchandising inerente a cartoni animati , lanci di nuovi fumetti ecc.

Un Fenomeno in espansione: Il cosplay nasce in Giappone ( patria dei manga , degli anime , e più in generale , un Paese tra i primi al mondo per cio’ che riguarda le tecnologie di comunicazione e intrattenimento ) negli anni Ottanta , e si diffonde in Europa e in Occidente in generale , a partire dalla metà degli anni Novanta. In italia , una delle prime occasioni in cui si è palesato ed è stato “ riconosciuto “ il cosplay , è stata al “ Lucca comics and games “ : la manifestazione di settore più importante a livello nazionale. I numeri parlano chiaro : nella appena citata manifestazione toscana , i cosplayers nel 1997 , partecipanti alle sfilate erano una ventina ; trecento nel 2002 e oltre 500 nelle ultimissime edizioni. Ad oggi quindi il cosplay , anche in Italia ,è un fenomeno importante che puo’ contare su : uno “zoccolo duro “di seguaci ( i pionieri dell’attività ), sempre più manifestazioni , fiere e raduni a tema e, sopratutto, un imponente aumento annuale di appassionati

Il World Cosplay Summit è la massima rassegna a livello mondiale di cosplay.In italia importanti raduni e manifestazioni in cui trovano spazio i cosplayers sono ovviamente la già citata “ Lucca comics and games “, Romics (a Roma), Comicon (a Napoli) e Cartoomics (a Milano)

Il Cosplay dal punto di vista sociologico; Il cosplay è un fenomeno molto più solido e strutturato di una semplice moda effimera. Possiamo considerare il cosplay una vera e propria “sottocultura“: si può affermare che il cosplay ha nella partecipazione e nella creatività due ragion d’essere , due elementi fondanti. Dal punto di vista più strettamente sociologico il cosplay è un’attività , un fenomeno , in cui “ convergono “ i concetti di fandom, tribalismo, performance.

Il concetto di “ fandom “ è il concetto che sta alla base di un inquadramento a livello sociologico del fenomeno cosplay. Il fandom è il regno dei ”fans “. Il “ fan “ ovvero fanatico , deriva dalla parola latina  “ fanaticus , a , um “. Ovvero ispirato ad una divinità , esaltato ed invasato. Per molto tempo quindi , il termine “ fan “ ha subito un’accezione negativa : un soggetto squilibrato , privo di coscienza critica verso l’entità adorata. Da sempre quindi i fans sono considerati estranei al regno della normale esperienza culturale , e la loro mentalità pericolosamente deviata e distaccata dalla realtà. Sempre ripercorrendo e ricalcando i concetti e le analisi della Professoressa Valeriani è importante sottolineare il contributo di Jenkins ( saggista e divulgatore dei nostri giorni , grande osservatore dei nuovi fenomeni partecipativi e interazionali : blog , videogames , fandom ecc.SI definisce: “aka-fans”,perché il suo scopo è dare visibilità e dignità accademica ai fans) ) nell’aver messo a punto un’analisi scevra da ansie e da pregiudizi sui fans , mostrando come gli interessi di quest’ultimi siano considerati a tutt’oggi minacciosi e sovversivi da coloro che hanno interesse a che gli standard culturali dominanti vengano mantenuti. I fans infatti rifiutano le strutture istituzionali educative , e sono orgogliosi di interpretare visioni e contenuti non appoggiati dall’educazione canonica. Sempre per Jenkins , i fans raccolgono ed “ assorbono “ dalla cultura di massa , materiali da rielaborare in base alle loro interpretazioni.

Per il nosto sociologo Alberto Abruzzese la tribù definisce piccole e grandi comunità dinamiche,in evoluzione, non più collegate ad un territorio ma “frantumate” in diversi modi di apparire,e in diverse rappresentazzioni di sé. Secondo Andrea Pollarini le tribù si formano come espressione di un bisogno di rappresentarsi.Si può parlare quindi di un caratteristico sistema di valori intorno a cui l’individuo costruisce un suo proprio stile di vita, ed una sua concezione di interazione con l’esterno. Come in tutte le entità comunitarie-tribali fondamentali sono i riti condivisi,i gesti , i comportamenti e gli interessi.

Infine il concetto di performance si traduce in azione: il risultato pratico delle proprie passioni ed interessi.Il cosplayer trasforma in performance la propria passione,ritualizza il proprio quotidiano, fa di ogni evento un mito. I concetti di “tribalismo” e “performance”, quindi , hanno la funzione di rafforzare una visione del fenomeno cosplay come un fenomeno socio-culturale , basato sulla reinterpretazione dei simboli della cultura di massa , sull’interesse per determinate forme culturali-comunicative( anime, fumetti ecc) sulla passione tipica dei fans e sul caposaldo dell’elemento partecipativo e comunitario.

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