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Intervista a Cosplay Doctor Who & Missy

Abbiamo avuto l’opportunità di incontrare a Lucca Fabio e Alessandra, che insieme a Ida, mamma di Fabio, sono soliti percorrere le mura del Lucca Comics con il loro Tardis. Chi di voi non li ha mai visti passare e gli ha chiesto una foto?

Abbiamo pensato quindi di concedere loro un’intervista, per conoscerli meglio.






1) Da quanto tempo avete iniziato a fare cosplay? Che cosa vi ha fatto avvicinare al mondo del cosplay.

Nel 2018, sono in pratica passati 10 anni dalla prima esperienza come “cosplayer”. Probabilmente il motivo scatenante è stata la descrizione appassionata del Lucca Comics & Games 2008 da parte di un amico a Fabio <<da lì mi proposi che la prima volta che ci fossi andato lo avrei fatto in veste cosplay… e cosi è stato nel 2009>>.

Senza voler imbrigliare il termine cosplay*, quello che lo caratterizza è la particolarità di attingere a personaggi specifici e ben identificabili, cercando di emularli per quanto possibile mettendoci “sano e serio divertimento” (usiamo volutamente di questa sorta di opposizione lessicale) che parte dallo studiare abbigliamento e gestualità, passa dal loro sviluppo e si finalizza nell’emulazione. Il fatto di seguire tutti questi aspetti come team di famiglia rende il tutto divertente e soddisfacente, al di là della bontà del risultato, i cui valori al massimo saranno gli altri a definire.

Nell’aspetto squisitamente espositivo, giocando inevitabilmente il lato caratteriale più estroverso, emerge il DNA comune di Ida e Fabio nel “vestire” in prima persona i panni di tanto impegno, mentre Alessandra, operosa e fondamentale, da dietro le quinte ha compiuto anche un gesto d’amore con un cameo alla Alfred Hitchcock (visto che le piace il genere) dedicato a Clara Oswald.

Infine c’è l’atmosfera delle manifestazioni, dove i cosplayer alla pari dei non-cosplayer (si passi il termine un po’ rozzo, solo per capirsi) si uniscono in un momento di aggregazione e divertimento sempre nel massimo rispetto assoluto.

Tutti aspetti che ritroviamo nel nostro carattere e aggiungendo (shekerando quanto basta) che il “primo contatto” (per citare Star Trek) è stato al Lucca Comics & Games**, che si può ragionevolmente considerare un luogo fra i più speciali, … si comprende come l’appassionarsi a questo immenso e variegato mondo sia stata una conseguenza quasi naturale.

* abbiamo sentito a volte evidenziare la dicotomia fra cosplay e carnevale, noi ci collochiamo fra chi vede un certo contatto soprattutto sul lato giocoso di calarsi per un momento al di fuori del vissuto reale (Ida non è dell’ottocento, ma essendo stata da giovanissima in un contesto rurale, ha vissuto il significato più “storico” del carnevale), altrettanto se si pensa alle meticolosità dei carri allegorici di Viareggio o ai costumi di Venezia, quanto alla gestualità propria di alcune rappresentazioni. La peculiarità del cosplay la percepiamo piuttosto nel significato puro del termine che si dice riassuma la pratica di indossare un costume per rappresentare un personaggio riconoscibile in un determinato ambito, ma in questa sorta di “replicazione” rimane sempre la componente personale del proprio io.

** nella nostra esperienza (annuale al Lucca Comics ed una volta al Fecomics) non si può non rimanere affascinati dal vedere i gesti di chi segue il cosplayer amico o parente per compagnia o per aiuto tecnico***, così come le minuziose pause per trucco, riassetto generale del proprio personaggio, o dai non-cosplayer che educatamente scambiano informazioni, battute o chiedono una foto e ringraziano, quando alla fine il grazie è soprattutto quello che sentiamo noi di dare a loro.

*** ci sta pure che noi si veda solo il lato romantico… ci saranno anche casi nella veste barcollante tipica del marito che segue la moglie nello shopping lanciandosi su ogni poltrona, come fa un bagnante su ogni spicchio d’ombra percorrendo la spiaggia rovente fino al mare…

2) Come scegliete il personaggio da interpretare, qual è la scintilla che vi fa scegliere quel personaggio specifico?

A parte pescare dall’esistente, un ruolo fondamentale è il proprio immaginario, rispetto al ciò che evoca il personaggio, quanto ci solletica l’aspetto pratico della progettualità richiesta. Quindi i fattori sono diversi, dai più puramente tecnici a quelli più istintivi. Possiamo provare a raccontare cosa probabilmente ci ha colpito nella scelta dei nostri cosplay.

Abbiamo in un certo modo anticipato che Fabio è andato alla scoperta di questo mondo (un po’ come Colombo per l’America… o erano arrivati primi i vichinghi? battutaccia!), quindi nei primi anni la decisione è stata individuale <<serie tv e cartoni animati hanno rappresentato terreno fertile… Ho iniziato nel 2009 con Ron Stoppable (e Rufus) del cartone Disney Kim Possible e l’anno dopo Ryo Saeba dell’animazione giapponese (trasposizione del manga omonimo) City Hunter. A posteriori direi che la scelta è partita da una predominante nostalgica e di maggior divertimento rispetto ad altre serie che seguivo. Seppur diversa la matrice ideativa, ci vedo il canovaccio avventura-ironia con due personaggi maschili sviluppati diversamente, ma che in realtà esaltano l’approccio alla vita e alla sua sdrammatizzazione, per quanto possibile. >>.

Nel 2011 abbiamo conosciuto la serie “Doctor Who 2005” per merito di Alessandra che nel leggere quel nome sul palinsesto di Rai4 (capitanata allora da Freccero) disse <<eppure io questo telefilm (espressione desueta per i più giovani) l’ho visto da piccola! Effettivamente essendo nata nel ‘74 ricordavo probabilmente qualche episodio della serie classic.>>. Il concept del programma vede genialmente il protagonista poter cambiare con la rigenerazione, senza dimenticare chi era in passato, non si tratta quindi di sostituire l’attore con un altro mantenendo il personaggio (per fare un esempio terra-terra, come accade nella soap Beautiful); così come permette un naturale rinnovamento dei compagni di viaggio e in chi si imbatte nel Dottore (amico o nemico che sia); il Tardis non è umano, ma nemmeno è ascrivibile a semplice strumento (come invece i i cacciaviti sonici, comunque abilmente caratterizzati), nella sua essenza rappresenta un punto fermo e, aspetto più importante, il legame più forte del Dottore: piacendo la serie, le fonti a cui ispirarsi sono tante…

Da tutto questo nasce la prima emulazione del X Dottore di un episodio specifico, “Il viaggio dei dannati”, mentre dal 2012 l’accrescere dell’interesse comune per il programma televisivo, con le sue peculiarità, e la voglia di affiancarci un Tardis (che fosse stivabile in auto “a pezzi” da potersi poi rimontare e portare “a passeggio”) possiamo dire ha creato quella scintilla nella scelta condivisa del cosplay della serie Doctor Who e che ne alimenta la nostra costante riproposizione nel tempo.

3) Cosa pensano della vostra passione per il cosplay gli amici e parenti al di fuori di questo mondo?

Alcuni, dopo avere conosciuto la serie tv e la nostra passione, l’hanno voluta vivere in prima persona arrivando ad unirsi “en passant” al nostro cosplay, al di là quindi dell’effetto continuativo o meno che questo mondo possa avere avuto su di loro, essi sono l’esempio positivo di un approccio senza riserve. Il resto degli amici più cari ed in tutta la famiglia: se possono vengono a vederci durante le giornate dedicate, per tutti c’è sicuramente il piacere di sapere che ci divertiamo nel coltivare questo svago.

Da parte nostra comunque, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, siamo tanto aperti e appassionati nel descrivere questi momenti, quando ce n’è l’occasione, quanto siamo riservati e cerchiamo di non assillare: niente serata diapositive/video interminabili, stile ritorno dalle vacanze!

Volendo fare un commento generale legato al come reagisce la società verso chi pratica una passione come quella di fare cosplay, e senza voler entrare in discorsi troppo impegnati, ci può essere una componente di scherno o di sottovalutazione, ma fa parte del gioco della vita dove ogni aspetto personale non è detto venga contestualizzato senza pregiudizi. Probabilmente in chi ci vede, anche nelle stesse manifestazioni, con <<una cabina inglese della polizia alta quasi due metri, bardati di tutto punto, essendo avanti con gli anni (Fabio è del ‘72 e Ida del ‘43), suggeriamo un mix di pensieri contrapposti…>>.

Questo non muta il nostro approccio. Per carattere non abbiamo remore ad esternare gli aspetti estroversi della nostra vita (in particolare sul cosplay abbiamo un sito web dedicato alle foto delle giornate quindi non è proprio nascosto) e di contro non notiamo diverso atteggiamento negli altri (fermo restando che ovviamente chi ha un rapporto meno “intimo” e possibile non dica tutto ciò che pensa). Chissà forse l’età gioca altrettanto un ruolo fondamentale nell’avere raggiunto un equilibrio complessivo che ti porta a fare serenamente ed apertamente ciò che ti appassiona e, probabilmente, l’avere già una storia alle spalle (rispetto magari ai più giovani) fa emergere tanti aspetti personali (lavorativi e non) per cui è difficile si venga visti se non nel loro complesso.

4) Oltre al cosplay che cosa vi appassiona?

Caratterialmente tendiamo ad appassionarci a ciò che facciamo, sia esso in campo lavorativo che no. Parlando del lato svago, inteso come gli aspetti non-lavorativi che completano la vita, tutto quello che dicevamo ci ha avvicinato al mondo cosplay l’abbiamo trovato in altre passioni che abbiamo condiviso precedentemente, nell’organizzazione e partecipazione ad eventi in ambito associativo/turistico o le rievocazioni storiche, dalle sfilata al tiro con l’arco storico. Abbiamo un passato amatoriale e giovanile, discretamente intenso, in sport come il podismo e la ginnastica artistica, ora ridotto inevitabilmente a partite di calcio scapoli-ammogliati, attività fisica leggera, ballo o passeggiate. Poi tutti gli altri aspetti che completano le proprie giornate con i classici momenti di relax dalla televisione alla lettura, ai giochi come carte, bocce, calcio balilla, fino a quelli “elettronici” e gli hobbies (alla fine tutti legati all’ingegno e manualità). Abbiamo fatto una somma come gruppo, tenuto presente che fra noi c’è una diversità di età e di rapporti non facciamo tutto tutti, altrimenti avremmo anche bisogno di giorni da 48 ore l’uno…

5) Riuscite ad equilibrare bene il tempo che dedicate al cosplay con la vita privata, oppure una delle due assorbe completamente l’altra?

Del concetto di tempo, se ne parlava proprio sopra. Il rispetto dell’equilibrio fra i vari aspetti della vita è essenziale, non potrebbe essere il contrario vista soprattutto la nostra età ed i naturali impegni che ne conseguono. Come altri nostri coetanei se ripensiamo ai tempi della scuola, dove sembrava di avere poco tempo libero, in confronto ad ora viene da sorridere, ma lo diciamo in senso positivo perché crescendo entra in gioco la percezione della qualità del tempo più che della quantità.

Il tempo disponibile, quanto le ragionevoli risorse economiche utilizzabili, dettano il programma e la natura stessa delle scelte fatte sui nostri cosplay, nonché la partecipazione agli eventi (siamo riusciti a dedicarsi annualmente al Lucca Comics & Games ed una volta al Fecomics), a cui non partecipiamo ai concorsi interni, ma proprio vivendoli dal lato fruitori. Nel “nostro” Doctor Who il Tardis ad esempio ha subito necessariamente un’evoluzione graduale, siamo partiti con la prima versione nel 2012 (aiutati dall’amico Giulio nella progettualità strutturale, indispensabile base per tutte le versioni successive), passando per un restyling più profondo nel 2015 e cercando di migliorarlo ogni anno per quanto possibile (tra l’altro la recente modifica della BBC alla cabina del XIII Dottore ci sta ponendo dei dilemmi…) .

Gli svaghi hanno la capacità di staccarci dalla vita quotidiana (intesa come i naturali impegni in società) fatta di momenti seri, giocosi, felici o tristi,etc, etc. Si apprezzano proprio in virtù del resto: ognuno ha la propria storia, contesto e la loro durata è proporzionale fra tutti i momenti (si perdoni la filosofia spiccia).

6) Qual è il cosplay che più vi ha divertito e dato più soddisfazione?

Nella preparazione dei nostri cosplay ognuno svolge un ruolo attivo dalla ricerca, all’adattamento e composizione del materiale necessario con delle peculiarità diverse: le capacità di Alessandra sono fondamentali nella realizzazione dell’abbigliamento ex-novo, Ida rifinisce e particolarizza, Fabio si occupa della parte più tecnica.

A scanso di sembrare melensi, essere un team di famiglia, anche in altri ambiti, comporta discussioni e confronti diretti, ma l’affetto è davvero alla base del divertimento e soddisfazione che si prova.

Con questa premessa ed il fatto che siamo tutti convergenti sul cosplay della serie Doctor Who, le preferenze fra i personaggi emulati sono sfumature, possiamo provare ad evidenziare alcune curiosità. Ad esempio per Ida che ha impersonato Missy ed il XIII Dottore nella ‘mise’ provvisoria, della clip di presentazione, e l’anno dopo quella ufficiale… <<premetto che ho sempre avuto un debole per le storie avventurose e romantiche, ispirate anche al passato e che ho ritrovato nei cosiddetti kolossal quanto nei film Disney di quando ero più giovane. In entrambe ci sono gestualità ed estetiche interessanti: il capello di Missy non passa inosservato! Il XIII è il primo in veste femminile e con un look che mi sembra ad hoc (anche se lei lo sceglie in un negozio). Fermo restando che sui colori precisi forse non ci riuscirà mai di indovinarli, troppe le possibili varianti fra televisione o foto su internet: rimane il divertimento anche di produrre buona parte dell’abbigliamento a mano. Essendoci magia in entrambe, se fossi costretta a scegliere, Missy ricordando proprio Mary Poppins (a cui neanche tanto velatamente si ispira) forse sarebbe la preferenza, in più è cattiva (ma lo sarà davvero?) !!! L’esatto contrario di quello che sono io… vero ? >>.

Per Fabio <<confermo con Alessandra ed in piena libertà che Ida è buona e brava davvero. Per me Ron è il primo amore (platonico) che non si scorda mai, mi vedevo talmente bene con i capelli giallo-cartone-animato da fare una tinta fissa andata via solo con la ricrescita, mentre al contrario per gli altri personaggi (dai colori più normali nero o bianco d’età) ho usato del trucco che andasse via al primo lavaggio… A Ryo invece è legato un episodio a posteriori simpatico: in pratica il testimone di nozze di mia sorella Elva è stato il doppiatore del personaggio sicché si è creato una sorta di parallelo divertente. Arrivando al Doctor Who, di cui abbiamo detto il perché siamo legati, probabilmente la versione Capaldi penso mi accompagnerà ancora per molto (e non perchè il successivo personaggio, essendo femminile, prevederebbe troppi cambiamenti necessari…).

Ogni anno cerchiamo di impegnarci per migliorarci nel complesso e superare le lacune, dal Tardis, al nostro abbigliamento, passando dal trucco fino alle gestualità caratteriali inevitabilmente influenzate dal “proprio essere” e compresse anche per limiti di capacità personali.

Qualora vi sia qualcosa che invece possa caratterizzare la scelta di dare continuità al cosplay della serie Doctor Who, ormai giunto all’ottavo anno consecutivo, è l’affezione al nostro Tardis similarmente a quello che prova il “vero” dottore che arriva persino ad umanizzarlo nell’episodio 6×04 ed un divertimento particolare, che in questo caso non risiede in noi, ma riguarda l’estrema cordialità e simpatia delle persone che incontriamo durante le giornate dedicate e che ringraziamo condividano tutto questo con noi in quel riservato e specifico punto dello spazio e del tempo.

Per tutti questi motivi, forse e quasi senza accorgercene, ci siamo naturalmente associati a questo cosplay in cui vediamo ancora tanto da poter fare, ma comunque cresce ai nostri occhi di pari passo alla nostra passione ed è piacevole mantenere questa caratterizzazione nel tempo, senza ovviamente arrivare mai a prendersi troppo sul serio…

Potete seguirli sulla loro pagina: Cosplay Doctor Who & Missy o sul loro sito: http://doctorwhoitalia.altervista.org/

L’articolo Intervista a Cosplay Doctor Who & Missy proviene da CorriereNerd.it.

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